Godzilla II – King of the Monsters, recensione: il Re è tornato ma non del tutto
La notizia è che purtroppo Godzilla II – King of the Monsters non è quello spettacolo kaiju che ci si aspettava, poco importa purtroppo che sia anche lontano dall’essere un disastro
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Anni dopo gli eventi del primo Godzilla, la dottoressa Russell (Vera Farmiga) non ha smesso di credere fermamente nella convivenza tra mostri ed esseri umani. Di diverso avviso è l’ex-marito, Mark (Kyle Chandler), che continua a ritenere certe idee assurde, lui che peraltro è un esperto nello studio comportamentale degli animali. Nondimeno, un gruppo di ecoterroristi, capitanato da un ex-colonnello dell’esercito britannico, Alan Jonah (Charles Dance), ha già stabilito cosa è meglio per il pianeta, ossia l’estinzione del genere umano. Per mettere in pratica il nobile intento, il colonnello Jonah ha deciso di risvegliare i mostri sparsi per il globo, sorvegliati dalla Monarch (a quanto pare non così efficacemente). L’unico modo per evitare la catastrofe sta ancora una volta nell’intervento del Re, quel Godzilla che stavolta dovrà vedersela con Ghidorah, il mostro a tre teste.
Gareth Edwards ha la responsabilità di un lascito non da poco, lui che con il primo Godzilla ha alzato da subito l’asticella, infondendo in quel progetto un che di autoriale. Eredità implicita da cui non si può prescindere, che infatti pesa limitatamente a questo sequel, col quale si cerca di smarcarsi da certe tonalità, per riappropriarsi di una dimensione più consona anche se non per questo esclusiva. Il problema è che l’approccio di Michael Dougherty, che ha scritto e diretto Godzilla II – King of the Monsters, appare in tal senso incastrato a metà strada. Da un lato si vuole senz’altro assecondare l’innegabile potenziale del progetto in termini d’intrattenimento; il problema è il subentrare di altre istanze, non malvage di per sé, ma che finiscono con l’incidere negativamente sull’ambizione di aprirsi maggiormente alla vocazione spettacolare.
Per intenderci, il film è senza dubbio centrato su questi mostri che improvvisamente portano devastazione per il pianeta, se non fosse che si avverta un senso di dispersione, quasi che non si riesca mai davvero ad avere percezione della portata degli eventi, della minaccia che grava sul pianeta. Dougherty si perde un po’ nell’alternanza tra il particolare del dramma familiare che coinvolge i Russell ed il generale dello scontro tra titani. E questo a discapito di quest’ultima fattispecie.
Non che sia tutto da buttare, ma con 200 milioni di budget a disposizione e una premessa così esaltante, era più che lecito aspettarsi una festa kaiju di proporzioni ben diverse rispetto a quanto si è scelto di fare. Il ricorso al Mito non dispiace affatto, ma la componente family drama così invasiva, unita alle poche scene in cui a farla da padrone sono concretamente i mostri, ridimensionano questo seppur atteso e promettente progetto. Ecco allora l’antipatica impressione del popcorn movie trattenuto, che relega certa verve ad un numero generalmente insufficiente di passaggi, quando invece l’azione avrebbe dovuto travolgerci, in quantità e qualità.
Certo, mica mancano momenti che tengano fede alla natura del film, panoramiche mozzafiato che però sembrano per lo più un omaggio ad Edwards e la sua capacità di lavorare visivamente su scala. Nondimeno “acchiappano”, facendoci a tratti sporadici sentire parte di una storia che purtroppo nel suo insieme non riesce a generare lo stesso appeal. Eppure malgrado questi limiti, troppo rilevanti per poter soprassedere, quasi asfissiato tra le pieghe di un racconto che non riesce a fare pienamente leva sugli elementi giusti, qualcosa c’è.
C’è ma anche qui la gestione lascia perplessi: se si vuole infatti dare spessore a questa storia, evocando tematiche un pelo più complesse, ci si chiede come mai queste vengano poi svilite da una chiarezza espositiva che denota la quasi totale mancanza di fiducia nel pubblico, come quando viene detto chiaramente che forse sono proprio gli umani ad essere dei mostri. Chiave interessante, ma che spiattellata a quel modo, con una linea di dialogo, viene in larga parte vanificata. Non si tratta perciò di sfumature, finezze di cui, al contrario, si può tranquillamente fare a meno in certi contesti, bensì della mancanza di messa a fuoco rispetto alle premesse già in sede di scrittura.
Non si può infatti cercare, seppur timidamente, di elevare l’entità di talune componenti, optando per una trama anche solo un pizzico più adulta, e poi darsi totalmente a cliché come quelli relativi all’invincibilità di uno o più protagonisti, che in condizioni assurde non si fanno un graffio. Aspetto, questo relativo alla verosimiglianza, che poteva benissimo essere arginato a fronte di uno scenario in cui dei mostri giganti se le suonano per davvero e di santa ragione per larga parte del tempo. Invece si è preferito procedere in maniera diversa, ottenendo un ibrido che delude non tanto perché profondamente non riuscito, ma perché, già tendente a una certa mediocrità, s’impone più per le promesse disattese che per quel po’ di buono che offre. Godzilla II – King of the Monsters doveva essere il capitolo liberatorio, un mayhem smodato e spettacolare, mentre un monster movie a modo, che, per non rischiare, rischia ahimè di essere dimenticato.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”5.5″ layout=”left”]
Godzilla II – King of the Monsters (Godzilla: King of the Monsters, USA, 2019) di Michael Dougherty. Con Kyle Chandler, Vera Farmiga, Millie Bobby Brown, Ken Watanabe, Ziyi Zhang, Charles Dance, Sally Hawkins, Aisha Hinds, O’Shea Jackson Jr., Anthony Ramos, Bradley Whitford e Thomas Middleditch. Nelle nostre sale da giovedì 30 maggio 2019.